Nota critica di Don Liborio Palmeri
"Alla ricerca dell'intervallo perduto"

Il percorso creativo di Franco Fratantonio ha posto sempre attenzione al rapporto tra parola e immagine, riproducendo, per così dire, il metodo esemplare della creazione.
Nella nostra mente il dinamismo parola-immagine costituisce una reciprocità difficile da districare, dal momento che noi pensiamo per parole visive.L’atto divino (teologico) della creazione, raccontato nelle prime pagine della Bibbia almeno tremila anni fa, spiega questo nodo antropologico, esprimendone la sequenza logica: “Dio disse: E sia la luce, e la luce fu”; Dio pronuncia la sua Parola (Dabàr) ed essa è fatta “cosa”, (dabàr, in ebraico, significa “parola”, ma anche “cosa”); quindi l’immagine della realtà scaturisce dalla Parola pronunciata dal suo Creatore.
E’ interessante che in quel racconto eziologico la prima “cosa” ad essere creata sia la luce, cioè l’elemento di mediazione della visione, il mezzo necessario affinchè l’invisibile si trasformi per noi in immagine; come colpisce il fatto che tutta la creazione sia un’operazione estetica di Dio, il Quale si compiace della bellezza uscita dal suo Pensiero-Logos (“E il Signore vide che era una cosa bella”). Quel racconto dice anche come siamo fatti noi, ovverocome procede l’atto creativo umano. Dietro le immagini ci sono sempre parole, quelle che la nostra mente (e quindi la mente dell’artista) trasforma alla “luce” della sua volontà creatrice. Questo metodo implicito al funzionamento dei processi mentali (su cui tanto è già stato scritto) diventa esplicito in Fratantonio, talmente esplicito che spesso la parola diventa strutturale alla stessa immagine, parte della sua costruzione, creando un ulteriore medium tra la parola pensata e l’immagine, ovvero la parola disegnata sulla tela.
La qualità della parola scelta e la qualità della sua assimilazione determinano pertanto la qualità dell’immagine in quanto oggetto della creazione artistica. Così Fratantonio fa una vera e propria ruminatio della parola poetica (Quasimodo, etc.) calandola nel suo immaginario fatto di cielo, luna, stelle, nuvole, spiagge, barche o placide battigie di lentissime onde; e come il poeta lavora “in levare” selezionando le parole sue, intime, di cui vuole servirsi per esprimere i suoi significati e che costituiscono poi la sua originalità, così Fratantonio compie la stessa operazione con le immagini, rendendole sempre più rare (rare-fatte) ed essenziali, una sua “proprietà” poetica, in cui il meccanismo della ripetizione rafforza il senso forte della sua ricerca e finisce col determinarne potentemente l’identità. E’ chiaro che tutto questo conduce su un terreno in cui gli accostamenti sarebbero facili, soprattutto all’interno della pittura italiana del Novecento, vista la dimensione “metafisica” a cui approda il metodo artistico di Fratantonio e la sua intenzione. Vogliamo, tuttavia, evitare queste citazioni, ritenendo che Fratantonio meriti di non essere cristallizzato in spazi già abbastanza intasati, da cui egli sa uscire indenne in forza di una sua autonoma sincerità di fondo e padronanza di mezzi artistici.
“Salvataggio”, l’ultimo lavoro di Fratantonio, costituisce appunto un ulteriore approfondimento della sua poetica e un uso ancora più sofisticato del suo linguaggio.
Se in precedenza la parola ha cercato la natura sulla tela di quest’artista per riesprimere visivamente il suo significato, in questo nuovo progetto è invece la natura a farsi scrittura di una parola di cui l’uomo ha bisogno per uscire dalle trame di una realtà alienante. Il video di partenza, “Salvataggio”, inquadra il mare da tre prospettive differenti in un mattino il cui silenzio è interrotto solo dallo sciabordio lento delle onde pacifiche del mare, “l’onda che va e l’onda del ritorno” (R.Emmolo), senza alcuna fretta. La linea orizzontale del mare e quella verticale degli ombrelloni chiusi e di alcune figure umane che l’attraversano, quindi la barra obligua della piccola scialuppa, danno le coordinate di uno spazio che non intende dilatarsi oltre l’inquadratura scelta dall’occhio dell’artista. In questo modo la visione di queste immagini senza un prima e un dopo, collocate sulla linea dei 180 gradi , provoca l’immediato incanto di una nostalgia, ma subito dopo suscita una sorta di irritazione; infatti smaschera la nostra incapacità di sopportare la purezza del silenzio e delle sue naturali interruzioni; talmente siamo abituati ad una specie di flusso continuo di rumori, che il suo intervallo ci angoscia. Come dice Gillo Dorfles: «La perdita dell’intervallo di silenzio tra due rumori, rappresenta (…) la definitiva cancellazione di quella condizione di completa pace che risultava tale proprio in virtù delle minute e discontinue interruzioni della stessa.Questa condizione di rumore continuo, di moto costante, di divenire incessante, ci perseguita ormai ovunque, in ogni istante». E’ l’horror vacui della società in cui viviamo, disposta a riempire tutto di suoni, di immagini, di cibo, pur di non affrontare il vuoto inteso come attesa di ciò che è nuovo e imprevedibile, compresa la morte. Alla bulimia dell’anima, al suo intasamento, l’arte di Fratantonio vuole restituire il giusto spazio tra i pensieri e il vuoto della loro gestazione, ancora una volta il corretto rapporto tra la parola che nasce e l’immagine da essa creata. Quando nel video emerge, scritta su una piccola scialuppa da bagnino, la parola SALVATAGGIO, non si può non coglierla come parola della natura stessa, e nascono altre riflessioni. Se il salvataggio è ciò che desiderano i naufraghi, allora il naufragio si è consumato da questa nostra parte e il mare (la natura) ne è l’approdo. Stiamo dunque naufragando e il salvataggio è possibile solo se torniamo a vivere il rapporto con la natura secondo i suoi ritmi di silenzio e di rumore, secondo i suoi intervalli che permettono la visione reale di ciò che siamo. L’arte si assume il compito (e diversi artisti lo stanno svolgendo) di restituire l’uomo alla natura, intesa come spazio (mare, infinito) e come tempo (silenzio, intervallo), un vero e proprio salvataggio, un’ultima opportunità se non si vuole soccombere. Se la cultura, infatti, continuerà a riempire gli intervalli della natura, senza ascoltare i suoi silenzi e il suo grido malato, essa prima o poi le si rivolterà contro, anzi lo sta già facendo. A proposito mi viene in mente un bellissimo cortometraggio che bene esprime le conseguenze del perduto amore dell’uomo verso la natura ela feroce ritorsione di essa. La scena è il mare e la spiaggia (come nel video di Fratantonio). Un uomo sulla battigia nota un bignè dalla vista assolutamente appetitosa, ricoperto di cioccolato, al punto da non poter fare a meno di afferrarlo per poterlo assaggiare; solo in questo momento si accorge di aver mangiato un’esca; e dal mare una mostruosa creatura lo pesca per condurlo nei suoi abissi. Ecco, se non scegliamo di salvarci ritornando alla vita (non è forse il mare simbolo dell’acqua da cui nasciamo?), allora la vita si trasformerà in morte (non è forse il mare tempestoso, il suo universale simbolo?).
Fin qui “Salvataggio”, come video, si presenta proposta visiva dai codici abbastanza identificabili. Ma l’artista Fratantonio ha bisogno ancora di scavare nello stesso concetto e radicarlo nella sua esperienza personale. Dicevamo del suo lavoro poetico “in levare” e della ripetizione come bisogno d’identità. Ecco allora che i frame del video diventano oggetto di una nuova visione dell’artista, un intervallo nell’intervallo, in cui lo spazio fisico della singola immagine diventa un frammento del tempo ancora più piccolo, un silenzio ancora più sottile e misterioso. E’ come se in questo processo di rarefazione l’artista volesse giungere al nucleo originario della stessa visione, in cui tempo e spazio coincidono (d’altra parte le parole “atomo” e “attimo” non sono etimologicamente uguali?).
Ecco perchè, a questo punto,Fratantonio decide di riportare sulla tela alcuni frame che sceglie tra quelli della sequenza.
Si potrebbe dire che anche questa è storia vecchia, di usare, cioè, l’immagine fotografica (in questo caso il frame di un video) per facilitare l’operazione pittorica. Lo facevano gli stessi impressionisti nella seconda metà dell’Ottocento, e da allora la foto si è sempre prestata all’uso pittorico.
Ma da quanto già detto si capisce che, se l’operazione è la stessa, non lo è il senso. L’artista, infatti, è andato coscientemente a catturare l’immagine (frame) di un attimo (intervallo della visione) per dilatarlo nel tempo dell’operazione pittorica;non vuole solo riprodurre, ma estendere sulla tela, il potenziale visivo dell’immagine che ha scelto e che si presenta dunque come ricostruzione di ciò che egli ha registrato nella visione della natura, quindi come operazione interna a se stesso, prodotto di una sua personale assimilazione di quel silenzio, di quell’intervallo necessario a ritrovare una profonda pace;allora il quadro può restituire, pacificata, la natura nella cultura e l’artista può farsi profeta del silenzio attraverso la durata del silenzio nell’operazione pittorica da cui il quadro scaturisce. Salvataggio diventa dunque l’arte stessa, che si riappropria del suo compito di riconciliare l’uomo con la natura, indicandogli il percorso necessario a farlo: osservare la natura nella sua pura bellezza; ritrovarla come spazio-tempo personale nel flusso continuo d’immagini e parole senza intervallo; riportare il suo silenzio creativo nella mente e, come il pittore (Fratantonio) fa nel suo quadro, ricostruire il potenziale visivo di un solo suo attimo nelle singole parole e nei singoli gesti di ogni giorno, riempiti del suo potere pacificante.
Cosicchè l’arte riconcili l’uomo non solo con la natura, ma anche con se stesso e i frammenti della sua vita.

Don Liborio Palmeri

Don Liborio Palmeri
"In search of lost interval"

Franco Fratantonio’s creative path has always emphasized the relationship between words and images, in order to reproduce the exemplary method of the creation. In our mind the “word-image” dynamism represents a difficult reciprocity to be extricated, as we use to think in a visual way. Creation, which is the divine (theological) act described in the first pages of the Bible about three thousand years ago, explains that anthropological bond, by expressing its logical order: “God said, "Let there be light, and there was light”; God speaks his Words (Dabàr) and it becomes “thing”, (in Hebrew, dabàr means “word” or “thing”); thus, the image of reality comes from the Word which is spoken by its Creator. It is interesting to notice that, in that etiological narration, the first “thing” which was created is the light, i.e. the element mediating the vision, that essential tool which gives us the image of something before invisible. It strikes us that creation in the end is an aesthetic operation performed by God, who is pleased by the beauty of his Thinking-Logos (“and it was good”). That sequence talks about how we are, how our creative actions work. Behind an image we always find a word, our mind’s word (thus the word in the artist’s mind), which is transformed by the “light” of its creative will. This implicit mental process becomes explicit in Fratantonio’s works, so much explicit that often words and images are part of the same construction, which creates a further medium between the word thought and the image, i.e. the word drawn on the canvas. The quality of the chosen word and the quality of its assimilation lead to the image quality, considered as the object of the artistic creation. In this way, Fratantonio operates a ruminatio of the poetical word (Quasimodo, etc.), by entering it in his imaginative world, made of skies, moons, stars, clouds, beaches, boats, and peaceful foreshores with quite waves. Like the poet works by removing the unessential, by selecting his inner words, Fratantonio works with images making them most rare (rare-fied) and essential. His works represent his “poetical property”, in which repetitions support the strong meaning of his investigation and greatly determine its identity. Clearly, considering the metaphysical dimension of Fratantonio’s art, our analysis could easily lead to the 20th century Italian painters. However, we would like to avoid that, as we think Fratantonio deserves not to be crystallized in a congested space; he is capable of avoid that thanks to his honesty and command of his artistic means. “Salvage” - Fratantonio’s most recent work - represents a further elaboration of his poetry and denotes a more sophisticated use of his language. While in the past words looked for nature on the canvas, in order to render their meaning visually, now nature becomes the writing of a word, needed by men to escape from an alienating reality. The “Salvage” video starts with the sea, which is framed in three different perspectives. Its silence is sometimes broken by some slow and peaceful waves, “the wave going and coming back” (Jemmolo), quietly. The sea’s horizontal line; the vertical ones of the beach umbrellas and the people who cross the beach; the oblique line of the little lifeboat; all these three lines give us the coordinates of a space which doesn’t aim to dilate itself beyond the frame chosen by the artist. The vision of those images - without any past or future, set on a 180 degrees line – suddenly brings a feeling of nostalgia; after that, it provokes some kind of frustration. In fact, that vision reveals our inability of standing the purity of silence and its natural breaks; we are so used to constant noises that any break can distress ourselves. As Gillo Dorfles said: “Silence, which is the interval between two sounds, has been lost. That represents the final end of that peaceful human condition made by those small and sporadic breaks. (…) We are endlessly oppressed by the constant noise, by the continuous motion, by the incessant becoming, always”. That is strictly connected to the horror vacui which characterizes our society, which manages to fill everything with sounds, images, food, in order not to face emptiness, considered as the wait for something new or unexpected, such as death. Fratantonio’s art aims to give back the right space between thoughts and the emptiness of their conception, the right relationship between words and related images. All that clearly goes against our soul’s overload and bulimia. When the video shows the word SALVATAGGIO – which is written on the lifeguard’s longboat – we can only catch it as word of nature itself, and new thoughts starts to come. If salvage is what castaways long for, shipwreck happened from our side and the sea (nature) is our harbour. We are shipwrecking and our salvage is possible only if we go back to a genuine relationship with nature, according to its beats, made of silences and noises, according to its intervals, which authentically reveals us what we are. Art has the duty to bring us back to nature (and some artists already do that); however, nature here is meant as space (sea, infinity) and time (silence, intervals), as a genuine salvage, our very last salvage if we don’t want to die. If culture keeps filling nature’s intervals, without listening to its silences and cries, nature will arise. Actually it is already happening. Concerning this, I always remember a beautiful short-film which expressed the consequences of the lost connection between men and nature, and nature’s riot. In the scene, there is a beach (like in Fratantonio’s video): a man notices an inviting cream puff, covered by some chocolate, and tries to grab it. However, he soon realizes the cream puff is a bait; from the sea a monster comes out and catch the man to take him to the abyss. If we don’t choose to save ourselves returning to life (the sea can be seen as the water from where we get born), then life will turn into death (the rough sea is its universal sign). So far, the “Salvage” video is characterized by some well-known visual codes. However, Fratantonio needs to further deepen the concept and to make it closer to his personal experience. He manages to render this by removing the unessential and by using repetitions, which reinforce the identity of his work. Through his rarefaction’s effort, he tries to reach the focus of the vision itself, where space and time collimate (after all, “attimo” – which means moment in Italian – and “atomo” – atom – have the same etymology). That’s why, at this point, Fratantonio decides to put some frames, chosen from the sequence, on the canvas. One could say the choice of using a video frame on the painting is traditional. The impressionists did that in the second half of the 19th century; since then, photography has been widely used in painting. However, the meaning of Fratantonio’s choice is different. In fact, here the artist intentionally decides to catch a video frame which constitutes a specific moment (the vision’s interval) in order to dilate it on the painting. Fratantonio doesn’t want only to reproduce the image’s visual potential, but also extend it on the canvas; his choice is meant as a reconstruction of what his mind recorded by looking at nature. Therefore, it is an internal process of the artist’s mind, who absorbed that silence, i.e. the interval which is needed to find peace again. Thus, the painting is capable to render the pacified nature within culture; moreover, the artist – through the silence’s duration rendered in the painting - can offer himself as a prophet of silence. In this way, “Salvage” becomes the art itself, which aims to reconcile men with nature, and indicates the required path to do that. Observing nature and its genuine beauty; recognizing nature as a personal space-time dimension within the constant stream of words and images; bringing nature and is creative silence back to our mind. Like Fratantonio, we can rebuild the visual potential of the single moments, such as words and gestures – peacefully and powerfully - in our everyday life. Therefore, art can reconcile men not only with nature but also with themselves and with all the instants of their life.

Don Liborio Palmeri